Cari Colleghi,

la situazione che si è creata provocherà inevitabilmente ulteriori disagi alla crisi che ormai durava da alcuni anni e che ha penalizzato la nostra professione e il settore dell’edilizia.

In questo momento è necessario che tutti noi, dai singoli professionisti/studi professionali, alle amministrazioni/istituzioni pubbliche facciano ognuno la propria parte.
Approfitto per informarvi che già molti Ordini insieme alle federazioni degli ordini professionali, compresa quella Toscana, hanno elaborato proposte condivise dal nostro consiglio e sono state inviate alle varie istituzioni (governo e casse previdenziali).

In queste ore il governo italiano metterà sul campo azioni di sostegno di carattere fiscale e assistenziale (si spera!).
Inarcassa ha recentemente varato alcune misure di sostegno che spero siano efficaci.

A questo punto aspettiamo qualche risposta dalla Regione Toscana in quanto competente in materia, affinchè possa sostenere i comuni che stanno rinnovando i propri piani attraverso eventuali proroghe e sospensioni alle misure di salvaguardia dei piani urbanistici. La stessa cosa vale per le tempistiche riguardanti le richieste di integrazioni alle singole pratiche edilizie a cui molti professionisti non possono ottemperare in tempo.

In questo momento forse la misura più efficace da mettere in campo sarebbe l’abbattimento degli oneri di urbanizzazione. Solo questa misura potrebbe da sola far ripartire il settore dell’edilizia ed evitare che molti progetti rimangano sulla carta con tutte le conseguenze negative che purtroppo abbiamo già visto in questi anni.

Adesso contano solo i fatti concreti e si spera che le proposte vengano opportunamente prese in considerazione.

Consentitemi un’ultima considerazione.

In pochi mesi abbiamo avuto la perdita di due grandi architetti italiani: Adolfo Natalini e Vittorio Gregotti. Con il Prof. Natalini ho avuto la fortuna di avere una lunga e appassionata chiacchierata poche settimane fa: abbiamo parlato del ruolo attuale dell’architetto, dei problemi che assillano la nostra professione, dei giovani architetti e di dove va l’architettura. lo ha fatto sempre in maniera propositiva e con quell’entusiasmo contagioso che ho sempre intravisto durante le sue lezioni all’Università.

Di Vittorio Gregotti, il vero anti-archistar di oggi, ricordato erroneamente solo per il progetto del quartiere ZEN di Palermo, mi piace citare una sua risposta a chi gli chiedeva se avesse mai pensato di togliere la firma a quell’opera: “non si tolgono le firme dai progetti, semmai si riconoscono le responsabilità”.
Non so se altri architetti lo avrebbero detto.

Buona resistenza a tutti.


Nicola Valente